Emoglobina glicata: sempre più spesso in ambito alimentare, del benessere e della salute si sente pronunciare il nome di questo importante parametro di laboratorio. Ma di che cosa si tratta esattamente?
In molti pensano che l’emoglobina glicosilata o glicata A1c (anche nota con la sigla HbA1c) sia un valore facilmente accessibile tramite le classiche analisi del sangue, ma in realtà le cose non stanno esattamente così.
È vero: questo parametro si rileva tramite prelievi del sangue, ma la prescrizione medica di tali esami non riguarda tutti. La ragione che porta le persone ad interessarsi all’argomento però è chiara, in quanto l’emoglobina HbA1c è strettamente legata al diabete, al prediabete e alla loro prevenzione.
La misurazione di questo composto è molto utile per comprendere la quantità di glucosio in circolazione nel sangue, in modo da poter intraprendere strategie preventive o terapeutiche valide contro le principali patologie metaboliche.
Se vuoi saperne di più sui valori normali dell’emoglobina glicata e ti interessa sapere come abbassarla, in questo articolo trovi un interessante collegamento tra l’alimentazione, in particolare la dieta chetogenica, ed il controllo dei livelli di glucosio nel sangue.
In pochi passi imparerai a riconoscere i sintomi dell’emoglobina alta, così da non essere preso alla sprovvista e risolvere il problema all’origine.
Cos’è l’emoglobina glicata?


L’emoglobina glicata (HbA1c) è una sostanza che si forma nel sangue, più precisamente quando i livelli di zucchero presenti nei vasi sanguigni sono troppo alti. Detto in altre parole, maggiore è la quantità di zuccheri, maggiori saranno i valori di HbA1c.
Anche conosciuta come emoglobina glicosilata, la HbA1c è un esame del sangue ampiamente utilizzato in ambito medico, utile nel valutare l’andamento della glicemia durante i 90 giorni precedenti il prelievo.
L’emoglobina glicata può essere misurata solamente presso laboratori specializzati, e se rilevata per tempo consente di curare al meglio patologie come il diabete mellito di tipo 2. Ma come mai questa componente è legata all’universo degli zuccheri, del glucosio e della glicemia?
La risposta risiede in un importante processo fisiologico che coinvolge l’emoglobina, noto come glicosilazione o glicazione. Nella pratica, all’interno dei vasi avviene questo: le molecole di zucchero in eccesso si legano all’emoglobina (la proteina che trasporta l’ossigeno). Queste ultime, appesantite, riescono a trasportare poco ossigeno per volta, danneggiando gli organi.
Test dell’emoglobina HbA1c: cosa misura


Effettuare un test dell’emoglobina glicata è centrale per monitorare l’andamento della glicemia. I globuli rossi saturi di glucosio infatti rimangono in circolazione per circa 60-90 giorni, un periodo di tempo sufficiente per avere una panoramica della situazione degli ultimi mesi.
Effettuando un esame dell’emoglobina glicosilata è quindi possibile calcolare un valore medio della glicemia nel lungo periodo. Questo spiega perché tale prelievo sia molto più utile in presenza di diabete rispetto a quello della glicemia.
Trattandosi di un valore rilevabile nel tempo, l’esame dell’emoglobina glicata non è soggetto a variazioni acute. Ciò significa che il prelievo può essere fatto in orari diversi e non richiede un digiuno mattutino (come nel caso della glicemia). Una bella libertà per coloro i quali devono effettuare gli esami e possono così bere e mangiare normalmente!
Ma come si interpretano i valori dell’emoglobina glicata? Quali sono le soglie di riferimento oltre le quali preoccuparsi?
Emoglobina glicata: valori normali e conversione con la glicemia media
Per le persone in salute, i valori normali dell’emoglobina glicata sono compresi tra il 4% e il 6%. All’interno di questo intervallo, la glicemia è sotto controllo e non vi sono problemi di sorta. Le cose si complicano invece quando le cifre salgono al di sopra del 6%: in questo caso, si può iniziare a parlare di prediabete.
In caso di pazienti con diabete conclamato, ecco una tabella riassuntiva che riporta i valori dell’emoglobina glicata nel risultato di un controllo glicemico:
- <6,3% – valore ottimo
- compreso tra 6,3% e 7,1% – valore buono
- compreso tra 7,1% e 9% – valore a rischio
- >9% – valore cattivo, necessario monitoraggio più frequente
In caso di diabete, lo scopo della terapia è quello di portare il paziente ad avere valori di emoglobina glicata inferiori al 6,5%.
Qualora dopo mesi di trattamento il valore rimanga superiore all’8%, il medico curante dovrà provvedere a modificare le terapie in modo rapido, così da scongiurare la comparsa di sintomi gravi a carico degli organi.
È bene ricordare che percentuali alte di emoglobina glicata sono strettamente correlate con la comparsa di complicazioni della malattia diabetica.
Ecco la conversione tra le percentuali di emoglobina glicata (%) e quelli di glicemia media (mg/dl):
- 5% – 97 (76-120)
- 6% – 126 (100-152)
- 7% – 154 (123-185)
- 8% – 183 (147-217)
- 9% – 212 (170-249)
Va da sè che per interpretare correttamente questi dati sia sempre e comunque necessario consultare il proprio medico curante.
Cause e sintomi dell’emoglobina glicata alta


Le cause di valori elevati di emoglobina glicata sono principalmente legate alla presenza del diabete e alle eccessive quantità di glucosio nel sangue. Altri fattori che possono contribuire ad un innalzamento dell’HbA1c sono poi le ipertrigliceridemia (trigliceridi alti), l’assunzione di alcuni farmaci (principalmente l’aspirina), l’alcolismo cronico e altre patologie a carico dei reni.
Ma come si manifesta nel concreto l’emoglobina glicata alta? Quali sono i sintomi legati ad uno squilibrio di tale valore? In realtà non esiste una risposta univoca a questa domanda, poiché i sintomi da osservare saranno quelli del diabete di tipo 2. Come risaputo purtroppo, tale malattia è nelle sue prime fasi asintomatica.
Con l’avanzare del tempo, se non trattato adeguatamente il diabete di tipo 2 può portare a sperimentare manifestazioni come:
- sensazione di sete elevata;
- senso costante di appetito;
- necessità di urinare spesso;
- formicolio frequente a mani e piedi;
- problemi alla vista.
Ecco perché l’esame dell’emoglobina glicata è così importante: grazie ad esso è possibile individuare una condizione silenziosa e troppo spesso smascherata in ritardo!
Emoglobina glicosilata: come abbassarla
Ora che la conoscenza della glicosilata è più approfondita, rimane un grande quesito al quale rispondere: come abbassare l’emoglobina glicata alta? Esistono delle soluzioni al di là dei farmaci che possono aiutare chi soffre di questa condizione a migliorare la propria qualità della vita?
Naturalmente la risposta è sì! Ecco alcune strategie efficaci nella lotta all’iperglicemia e, di conseguenza, a valori elevati di emoglobina glicosilata nel sangue.
Mangiare sano


Per abbassare l’emoglobina glicata alta occorre prima di tutto soffermarsi sul fattore alimentazione.
È infatti l’alimentazione a determinare nella totalità dei casi di diabete una maggiore o minore riuscita della terapia e a prevenire il verificarsi di complicazioni. Tenendo sotto controllo la quantità di zuccheri assunti durante i pasti, è possibile migliorare in modo netto la salute generale dell’organismo, oltre che naturalmente abbassare i livelli di emoglobina glicata nel sangue.
Non tutte le diete però appaiono compatibili con questa necessità. Basti pensare per esempio che la dieta standard certamente più consigliata e seguita in Italia, permette di coprire circa il 60% del fabbisogno calorico giornaliero (la quantità totale di kilocalorie necessarie per svolgere le attività della giornata e mantenere il peso forma) tramite il consumo di carboidrati.
Questi ultimi però altro non sono che zuccheri e loro derivati, assolutamente incompatibili con lo stile di vita richiesto a chi soffre di glicemia alta, prediabete o diabete.
La risposta a questo tipo di disturbi però esiste, e sta guadagnando sempre più successi tra coloro che scelgono di ridurre la quantità di carboidrati assunti tramite l’alimentazione. Si chiama dieta chetogenica, e al contrario di altri regimi alimentari si basa su un aumento nel consumo di grassi sani, a discapito di quello dei carboidrati.
Se sei curioso di saperne di più, di seguito trovi un’introduzione dettagliata a questo schema alimentare e il fondamentale ruolo che ha nel prevenire e contrastare il diabete, oltre che nel tenere sotto controllo l’emoglobina glicata e la glicemia.
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Abbassare l’emoglobina glicata con la dieta chetogenica: consigli e indicazioni


La dieta chetogenica è un regime alimentare noto per il suo potenziale nel contribuire all'abbassamento dei livelli di emoglobina glicata. Ma in cosa consiste esattamente e come funziona?
Si tratta di un'alimentazione che mira a far entrare l’organismo in uno stato metabolico noto come chetosi, in cui esso produce chetoni (derivati dei grassi) e li utilizza come principale fonte di energia al posto del glucosio.
Questo processo avviene solo dopo una riduzione drastica dell'apporto di carboidrati, in genere corrispondenti a meno del 5-10% delle calorie totali, e ad un aumento dei grassi sani, che dovrebbero costituire circa il 70-75% dell'apporto calorico giornaliero. La restante quota di macronutrienti è di natura proteica e si attesta intorno al 20-25%.
Quando i carboidrati assunti sono pochi, il fegato inizia a convertire i grassi in molecole chiamate chetoni, che possono attraversare la barriera emato-encefalica per alimentare anche il cervello. Questo processo è particolarmente interessante per chi cerca di ridurre l'emoglobina glicata poiché riduce drasticamente i picchi di zuccheri nel sangue, stabilizzando così i livelli di glucosio.
La stabilizzazione del glucosio è fondamentale per i pazienti con diabete o prediabete, poiché livelli elevati di emoglobina glicata sono spesso associati a problemi di salute a lungo termine, come le complicazioni diabetiche. La dieta chetogenica, con la sua enfasi sul controllo degli zuccheri nel sangue, può aiutare a migliorare la gestione del diabete e a ridurre l'emoglobina glicata.
Attenzione però: intraprendere un’alimentazione di questo tipo in autonomia è sempre sconsigliato. Quello chetogenico è un approccio che richiede attenzione e supervisione da parte di un esperto, specialmente per chi soffre di condizioni mediche preesistenti.
La dieta chetogenica potrebbe non essere adatta a tutti, e i benefici possono variare da persona a persona. Tra quelli più diffusi, oltre all’abbassamento del glucosio nel sangue, rientrano:
- perdita di peso, connessa all’innesco del processo noto come chetosi;
- riduzione dell’appetito, in quanto alimenti ricchi di grassi sani e proteine richiedono più tempo per essere scomposte placando più a lungo il senso di fame;
- prevenzione di patologie metaboliche e cardiovascolari, spesso connesse ad un consumo massiccio di zuccheri;
- aumento dell’energia e del benessere di pelle e capelli;
- prevenzione della steatosi epatica (anche conosciuta come fegato grasso).
Perdere peso
Mantenere sotto controllo il proprio peso è fondamentale per scongiurare la comparsa di patologie metaboliche e per evitare che i sintomi di condizioni preesistenti si aggravino. Ecco perchè qualora ci si trovi in presenza di qualche chilo di troppo può essere una buona idea consultare uno specialista della nutrizione.
Attenzione però: non tutti devono necessariamente perdere molti kg, e soprattutto non nello stesso modo. Il valore di riferimento per capire se si è o meno in sovrappeso è il BMI o IMC (indice di massa corporea), ma non sempre tale dato offre un quadro sufficientemente ampio della condizione di ciascuno.
Per non sbagliare, il consiglio è di parlare con un medico o nutrizionista e, se necessario, avviare un programma di dimagrimento personalizzato e mirato, uno dei modi più efficaci per raggiungere il peso forma e abbassare l’emoglobina glicata alta.
Smettere di fumare
Il fumo, si sa, è nemico della salute a 360 gradi. Tra le varie condizioni che esso può aggravare rientra anche il diabete, e con esso chiaramente anche il prediabete. Secondo le ultime statistiche, chi fuma ha un rischio del 57% più alto di contrarre il diabete rispetto a chi non è fumatore.
Una cattiva abitudine come quella delle sigarette può comportare un innalzamento dei valori di emoglobina glicata.
Praticare attività fisica


L’attività sportiva moderata è un ottimo modo per tenere sotto controllo la glicemia e i valori elevati di HbA1c. Grazie ad una quantità di movimento stimata intorno ai 150 minuti settimanali, l’organismo è in grado di utilizzare al meglio le riserve di glicogeno derivante dall’alimentazione.
Non occorre essere atleti professionisti o amare particolarmente lo sport per godere di una salute migliore: una passeggiata al giorno di 20-30 minuti a ritmo moderato o un paio di camminate di un’ora possono fare la differenza!
Un corpo più attivo possiede infatti un metabolismo più rapido, fattore centrale per eliminare gli accumuli di zucchero assunti durante i pasti!
Conclusioni: emoglobina glicata, un indicatore alleato della salute


L'emoglobina glicata si è dimostrata un alleato potente nella lotta contro il diabete.
Questo indicatore fornisce una panoramica chiara e affidabile dei livelli medi di glucosio nel sangue nel corso di diverse settimane o mesi, permettendo una valutazione accurata del controllo glicemico nel tempo.
La sua gestione è cruciale per prevenire le complicazioni a lungo termine della malattia. Basta davvero poco per tenere tale parametro sotto le soglie indicate dagli esperti.
Cominciare dall’alimentazione è il primo passo: strategie come la dieta chetogenica possono contribuire all‘abbassamento dei livelli di emoglobina glicata, offrendo un approccio promettente per coloro che cercano di migliorare il controllo del diabete.